Vincenzo
e Domenico
Ottaviano

Ristoratori
Peschici (Fg)
"Il Gargano in realtà è una montagna che si trova per sbaglio in mare."

“Il Gargano è una montagna che si trova per sbaglio in mare”, dice Domenico Ottaviano, chef de Il Trabucco da Mimì”

E dunque anche in questo pezzo di Puglia, su questa montagna finita nel mare, la cucina è contadina più che marinara. Ché i trabucchi, in fondo, per quello sono stati costruiti: consentire ai contadini di prendere il mare senza lasciare mai la terra, ché il mare nero fa paura. Cucina povera, come povero – si fa per dire – è il pesce che si pesca. Pesce da scoglio, pesce migrante.

Lo dice anche Vincenzo Ottaviano, volto pubblico di questo luogo: “Prendiamo ciò che il mare ci regala, ma è la terra che ci da da vivere”.

Entrambi i gemelli hanno trascorso interi pomeriggi assolati ad osservare nonno Mimì che pescava sul trabucco. In una dimensione familiare, comunitaria, autentica ma anche un po’ onirica. Esattamente la stessa alla base del format del Trabucco di oggi: accesso orizzontale, aperitivo al tramonto con pesce crudo e Birra del Gargano prodotta dallo stesso Vincenzo, una carta dei vini ragionata, una cucina più attenta. Un luogo antico che non si arrende al turismo di massa, che resta se stesso proprio perché accoglie generosamente viaggiatori da tutto il mondo, e insieme a loro resta contemporaneo. E ne arrivano a Peschici di viaggiatori, anche solo per vivere l’esperienza del Trabucco da Mimì.

“Tanti pomeriggi passati sugli scogli di Punta San Nicola a fissare le onde, ad aspettare mio nonno che calasse la rete e tirasse su il pesce. Le estati calde con la brezza di maestrale."
“Il primo cefalo della stagione di nonno Mimì era dedicato a noi"

Non sono molti i trabucchi piantanti lungo la scogliera del mar Adriatico, da Chioggia in giù. Ma certamente il mood antico e insieme cosmopolita che si respira al Trabucco da Mimì rasenta l’unicità. Un peschereccio volante, piantato negli scogli e proteso verso l’infinito, in cui ritrovare l’anima del Gargano di ieri e l’anima del mondo di oggi. E poi anche la propria.

“Bisogna essere leggeri su questi pali, non si può essere pesanti. La leggerezza è importante sul palo come anche nella vita. Se non sei leggero, poi affondi. È una questione di equilibrio e conoscenza del proprio limite”
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