Michele
Schiavone

Imprenditore agricolo,
Lucera (Fg)
“Chiudiamo il ciclo della produzione cerealicola con la pasta secca che produciamo in vari formati. Questa è la sostanza del nostro progetto”.

A Fattoria Fiorentino piace giocare coi calembour, ma con le materie prime non si scherza. Lo hanno imparato facendo agricoltura in questa parte di Tavoliere da cinque generazioni, sempre nello stesso posto: una masseria borbonica dell’Ottocento che ospita anche una chiesa, ma che è tutta un luogo di devozione verso madre terra. “Se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui”, disse di questi luoghi Federico II, lo Stupor Mundi.

Terra madre, e dunque anche materia madre. Quattrocento ettari di terra dove far crescere grano Saragolla e Senatore Cappelli, e da lì produrre pasta trafilata al bronzo. Serve cura per farla, e un tempo lungo, come quello che è trascorso da quando gli avi di Michele Schiavone cominciarono a prendersi cura di questo posto sospeso nel tempo e nello spazio che dalle colline dei Monti Dauni arriva al promontorio del Gargano.

Ma c’era già qualcuno, prima di loro: la vacca podolica, e la capra garganica, che al tempo e al finto progresso non si sono sottomesse mai, continuando a vivere come se gli allevamenti intensivi e in qualche caso anche i loro orrori non fossero mai stati inventati. È solo ponendosi loro con rispetto che si possono produrre buoni formaggi, come insegna la storia dell’uomo pastore fin dall’alba dei tempi.

Fare una croce sul latte in caldaia come fa Michele producendo i suoi formaggi non è solo tramandare la tradizione: è consapevolezza della nostra insignificanza di uomini e donne, è richiamare a se le forze della natura e renderle omaggio, dicendole: “So che sei tu che comandi, e so che lo farai per sempre”.

“Coltiviamo e produciamo il nostro grano con metodi biologici e lo trasformiamo utilizzando mulini a pietra”.
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