Francesco
Valentino
Dibenedetto

Viticoltore,
Castellaneta (Ta)
Contadino e filosofo, eretico e visionario, eppure capacissimo imprenditore.

Ce ne sono poche di persone centrate come Valentino Dibenedetto, il vignaiolo che fu partorito su una montagna di fecce. Mantenere un filo diretto con se stessi e con l’energia cosmica, strappare le catene delle illusioni indotte e, d’improvviso, aprire gli occhi alla verità oggettiva. Essere presenti a se stessi, il più possibile, senza paura alcuna, con cuore impavido e mente sgombra e lucida.

L’incontro con il pensiero di Rudolf Steiner e la rivoluzione di un filo d’erba volato fin dal Giappone grazie al soffio del contadino-filosofo Masanobu Fukuoka arrivano a Castellaneta e diventano la strada maestra che conduce, anche in Puglia, alla pratica di un’agricoltura in cui le sinergie tra tutti gli anelli dell’ecosistema tornano finalmente innescate.

Perché siamo parte di un sistema complesso, in cui ogni elemento serve all’altro. E la vigna in questo modo non è un campo di concentramento: è un giardino planetario in cui piante, animali, uomini e insetti non sono più in competizione, ma in sinergia tra loro. Tutti impegnati, per interesse personale e collettivo, al funzionamento di un meccanismo perfetto chiamato natura.

Vivo e vitale il suo sguardo, penetrante al limite della soggezione. Come quello dei profeti, dei filosofi, degli erranti, degli abiuri. Radicale la sua agricoltura, che guarda all’uomo che cammina la terra ma anche al lombrico che la scava, e scavandola fa sì che funzioni meglio, cioè come la natura l’ha progettata per funzionare prima che l’uomo giocasse a fare Dio.

Forse per cambiare le cose si può cominciare col sentirsi contadini, anche senza terra. Perché come scrive Fukuoka: “i contadini dappertutto nel mondo sono fondamentalmente gli stessi. Lasciateci dire che la chiave per la pace si trova vicino alla terra”.

Perché siamo parte di un sistema complesso, in cui ogni elemento serve all’altro.
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