Peppe
Zullo

Cuoco contadino,
Orsara di Puglia (Fg)
Istrionico, affabulatore, carismatico, magnetico al limite dello sciamanico.

Oste, cuoco, contadino. E ancora: autorevolissimo, profondo conoscitore dei tesori nascosti dell’erbario spontaneo pugliese. Capace, è proprio il caso di dirlo, di cavare il sangue da una rapa. Perché la romanzesca vita di Peppe Zullo parla di radici e di ricordi, ma anche della straordinaria abilità di rendere attraente e dannatamente contemporaneo il racconto di una cucina povera di una terra apparentemente ancora più povera, che si rivela quello di un futuro più prossimo di quanto s’immagini. Che ribalta la geografia delle mete e dei gusti e con gesti, sorrisi e calembour conquista prima la testa e poi il palato di chi si reca a Orsara di Puglia quasi in pellegrinaggio.

Perché quelli di Peppe Zullo sono luoghi in cui non c’è contaminazione alcuna: non c’è nei paesi di pietra poggiati sulle colline e quelli ai piedi delle verdi montagne, non c’è nei suoi piatti su cui poggia cibo semplice, democratico. E “pitagorico”, se è vero com’è vero che del testo settecentesco “Del cibo pitagorico ovvero erbaceo” del cuoco Vincenzo Corrado Peppe ha fatto tesoro: “La terra vi fornisce a profusione ogni ben di dio per nutrirvi e vi offre banchetti senza bisogno d’uccisioni e sangue” ammonisce Pitagora, la cui anima cruelty free giunge a noi tramite le Metamorfosi di Ovidio.

E di metamorfosi di tratta, volente o nolente, per chi per la prima volta varca la soglia del principato di Orsara: si spogli del suo gusto costruito in decenni di alimentazione omologata e s’abbandoni allo stupore olfattivo, alla scoperta del cibo delle radici: della borragine, del lampascione, del marasciuolo, e del sapore autentico di un ortaggio di stagione che cresce nei due ettari di orto dove ogni mattina si coglie quello che c’è, o nel bosco dei sapori perduti.

E uscire da Orsara cambiati, col desiderio di cambiare e far cambiare gusti, abitudini alimentari, stili di vita. Perché, come dice Peppe:

“Che sarebbe la cucina italiana senza l’orto?"
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