Ercole
Maggio
Poggiardo (Le)
Uno skater-mugnaio laureato in marketing e comunicazione con la Panda 4×4 Sysley, ma la usa solo per i tragitti lunghi, perché a fare le commissioni ci va in skate. Già così ci sarebbe roba per un romanzo o per un film. E sarebbe solo l’inizio, perché poi bisognerebbe raccontare che è cresciuto i un mulino a pietra ancora in attività, e che a un certo punto ha capito che quel mulino a sud del Sud poteva essere il luogo dell’alleanza fra gli anziani contadini del Salento e il movimento super contemporaneo e trans-nazionale dei mugnai, cuochi e panificatori che chiede un grano più buono e più giusto.
Che sta dentro un’alleanza di contadini, pastry chef, panificatori e intellettuali di nuova generazione. Il bello è che dentro quest’alleanza spesso contadini, mugnai o intellettuali sono la stessa persona. Militanti senza il piglio dei predicatori. Testa bassa e lavorare, atteggiamento mutuato dalla terra a cui sono ritornati o a cui hanno voluto dedicarsi.
Recuperare varietà di grano scomparse raccogliendone i chicchi dalle spighe sopravvissute chissà come nei campi e nelle masseria abbandonate, e lavorare per propagarli per rimetterli al mondo per nutrirlo come merita è il lavoro di Ercole. Il grano e l’agricoltura, primo segno di civiltà dell’uomo, per cui gli antichi greci avevano una specifica divinità. D’altronde, come dice Franco Arminio, “salutare un vecchio non è cortesia, è un progetto di sviluppo locale”.
Da una parte gli anziani che vanno a molire un sacchetto del loro grano, dall’altra le spedizioni verso i ristoranti gourmet (ma anche le botteghe di quartiere), al centro lui, in quel mulino che è una chiesa laica, che non conosce differenze se non fra il giusto e il non giusto.
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