Riccardo
Barbera
Minervino Murge (Bat)
La Murgia è un luogo ancestrale. Non ci capiti per caso, te la devi andare a cercare. Ci capiti solo se ti sei perso, o se vuoi perderti. Se vai cercando qualcosa, o qualcuno. Te stesso, per esempio. C’è chi dice che non sia tu a decidere di andare, ma che sia lei a chiamare te.
Un luogo abitato dall’alba dei tempi in cui per millenni si è fatta architettura in negativo: non costruendo, ma togliendo materia dalla roccia tenera per ricavarne luoghi di riparo per gli uomini, di ricovero per gli animali, di preghiera verso divinità che nel tempo hanno lasciato il posto ad altre. Guadagnandosi ogni centimetro, nella steppa mediterranea ai piedi dei grandi canyon che ancora conservano le orme dei dinosauri.
Il fatto è che non è cambiata poi molto: generosa con chi la comprende, ostile con chi vuole addomesticarla, la Murgia ospita ancora volti, gesti, piante e animali che raccontano pratiche millenarie, di peregrinazioni dell’uomo e migrazioni delle piante, di paesaggi geografici e paesaggi umani.
È dentro questo ecosistema, complesso e vivo, che si trova la masseria altrettanto viva di Riccardo Barbera. La libertà delle Murge contro ogni convenzione, contro ogni predeterminazione. Eleggendo animali e piante come parte della famiglia, e così trovando il proprio posto nel mondo. Mica facile trovarlo, il proprio posto nel mondo.
E nel mondo di Riccardo, come diceva Carlo Levi a proposito del mondo contadino, “non si entra senza una chiave di magia”.
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