Andrea
Godi

Pizzaiolo,
Lecce
Siamo il risultato di un’evoluzione che non si ferma mai.

Il giovane favoloso. In Puglia quando si parla di pizza c’è un prima e c’è un dopo Andrea Godi. Umiltà e abnegazione, e coraggio, e voglia di rompere una tradizione, se così si può chiamare, visto che spesso era sinonimo di sciatteria. E capacità di pensarsi come imprenditore, per giunta a vent’anni o giù di lì, facendo cose che mai nessuno aveva nemmeno ancora immaginato. Non è mica da tutti.

Operare una rivoluzione è applicare in pizzeria i concetti del fine dining, ma con il bonus della democraticità, spogliandolo dei suoi riti barocchi e certe volte escludenti. Per giunta in Puglia, dove la cultura della pizza non era esattamente al centro dell’attenzione dei più. Ma quando creatività, curiosità per le cose del mondo, attenzione maniacale per le materie prime e per la territorialità degli ingredienti (e degli abbinamenti), voglia di fare squadra fanno il paio con un posto cool, accade che trasformi un non-luogo alla semiperiferia di Lecce in uno dei punti più frequentati della città, facendola somigliare a una capitale europea. E crei una cultura, un movimento, un fermento che genera continuo cambiamento e sfida te stesso gli altri a fare sempre meglio.

Conta tutto, ma proprio tutto. Anche il servizio, e dunque la capacità di infondere entusiasmo e consapevolezza nel tuo staff, che è la tua faccia in sala, al tavolo del cliente. Ma conta anche la chiara intenzione di ripensare la figura del pizzaiolo, ridisegnandone i connotati. Cancellargli i baffoni sul volto pacioccone come da immaginario italoamericano stampato su cartone per ribaltare la narrazione da cima a fondo. Per esempio in chiave jungle, come raccontano gli interni di 400 gradi, perché sia chiaro che siamo il risultato di un’evoluzione che non si ferma mai.

Operare una rivoluzione è applicare in pizzeria i concetti del fine dining.

Conta anche non avere paura. Di niente e di nessuno: imparare a Napoli dai migliori ma poi studiare, studiare, studiare per provare a fare anche meglio. Dalla propria consolle combinare e mixare su dischi di pasta stili e tecniche vecchie e nuove. Il roots e l’elettronica, Bruno Petrachi e Aphex Twin. One love. Sotto l’occhio vigile di Sant’Antonio Abate, il santo del fuoco.

E alla fine, in pochi anni, entrare nella classifica delle 50 migliori pizzerie al mondo. Un risultato straordinario, è vero, ma per Andrea sicuramente solo un tagliando. Perché, per dirla con David Foster Wallace, “le graduatorie servono a farvi capire a che punto siete, non chi siete.”

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