Luigi
Rubino
e Romina
Leopardi

Viticoltori,
Brindisi
Strappare all’oblio il Susumaniello non è solo una scommessa sul proprio futuro imprenditoriale, ma atto politico, di resistenza.

Produttività, perfomance, risultati. La realtà è che, come a volte accade per le persone, le aspettative che si avevano sul Susumaniello erano il contrario di ciò che invece sono le sue vere inclinazioni. Produce tanto in gioventù, ma poi riduce moltissimo la sua resa, e tenerlo sembra diventare solo un peso. Erano gli anni del grande olocausto, quando un paesaggio vinicolo costruito in quasi cento anni di storia veniva cancellato con un colpo di spugna con la benedizione delle istituzioni: il mare di viti basse piantate senza sostegno veniva prosciugato per far posto a metodi di coltivazione più moderni, abbandonando al proprio destino ciò che sembrava non servire più. Così come decenni prima, dall’esterno, qualcuno aveva immaginato un futuro da città industriale per Brindisi, facendole perdere l’identità di città agricola e marittima costruita in tre millenni. È il progresso, bellezza.

E allora strappare all’oblio il Susumaniello non è solo una scommessa sul proprio futuro imprenditoriale, ma atto politico, di resistenza. È tenersi forte per mano mentre soffia forte il vento di tempesta della “modernità” per traghettare se stessi e un territorio intero dal “non ancora”, al “si può fare”, fino al successo internazionale. E non è rifiuto del progresso, tutt’altro: è ciò che è davvero futuro quel che Luigi e Romina intravedono quando decidono di produrre vini da Susumaniello. Un vino, come dice Luigi, “che ti parla facilmente dandoti del tu”. A patto di saperlo ascoltare.

Un vino, “che ti parla facilmente dandoti del tu”. A patto di saperlo ascoltare.

Perché vuol dire identità specifica di un luogo, e dunque irreplicabilità nella misura in cui un vino è espressione di un terroir, inteso come risultato della simbiosi fra territorio, vitigno e azione dell’uomo. Ed anche intimità di quel luogo stesso, che si guardava allo specchio e non sapeva più chi era. Non che oggi lo sappia perfettamente, ma esperienze come quella di Rubino hanno tracciato sentieri oggi diventati strade più che confortevoli, da cui si scorge l’Adriatico, sulla cui sabbia arrivano i vigneti delle tenute ed anche la nuova cantina in costruzione, luogo di condivisione della bellezza, laboratorio di un futuro non più solo immaginato.

Lucida follia. Ma ne è valsa la pena, se oggi il Susumaniello è fra i vitigni più trendy del momento, allevato ovunque nel mondo. La rivincita dell’età adulta. Il limite che diventa risorsa, unicità, segno distintivo. Vale per le vigne, ma anche per gli umani.

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