Giorgia
Eugenia
Goggi
Ostuni (Br)
L’essenza delle cose, nella cucina ma anche nell’architettura. Less is more. D’altronde è dall’architettura che viene questo concetto, poi diventato un modo di stare al mondo. Un paradigma che capovolge il pensiero secondo cui le cose sono grandi e importanti solo se sono elaborate, complesse. Sfarzose al limite del kitsch (o del folk) che poi è il rischio che corre la pur benemerita “valorizzazione del territorio” avviata in Puglia da ormai almeno un decennio.
C’è una evoluzione in atto. O forse è proprio una rivoluzione. Un po’ sommersa, che non urla, non strepita, non mette a ferro e fuoco, ma che offre una visione nuova, più contemporanea, più consapevole. Mangiare e fare da mangiare, dice Giorgia Eugenia Goggi, sono un atto agricolo. Un atto politico. La necessità (non più solo la scelta) di fare qualcosa di buono, di bello, ma anche di giusto.
È un fatto di scelte, anche quotidiane, apparentemente semplici e innocue, ma che invece si ripercuotono sul futuro dei territori, del pianeta, delle donne e degli uomini che lo abitano. Sull’identità stessa di un luogo, della sua cultura e della maniera di custodirla in un mondo in cui i luoghi sono sempre più simili l’uno all’altro seppur a migliaia di chilometri di distanza. Di chi lo abita da sempre e di chi, come Giorgia, ha scelto di abitarlo, e per questo capace di guardarlo con occhi diversi. Forse più autentici.
No menu, no instructions, no limits. La sperimentazione non come mezzo per stupire ma come studio delle possibilità inesplorate di ogni singolo ingrediente di cui la terra di Puglia è madre generosa. Capovolgiamo il concetto: non esiste la ricetta, per la quale è necessario procurarsi le materie prime. Esistono le materie prime, con le quali, a seconda della stagione e di ciò che offre la terra, si fa da mangiare mettendo insieme contadinità, convivialità e extreme gourmet.
Fatelo, se siete capaci.